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Si ride, si piange, si riflette, e si impara tanto su come l’Africa guarda noi e noi guardiamo l’Africa. E’ la sesta edizione del Festival di cinema Kibaka, in programma il 12 e il 19 febbraio, dalle 18.30, al cinema teatro della Compagnia. Difficile trovare un solo titolo di punta, in un cartellone tanto vario per i contenuti e le forme artistiche.
“Kibaka significa sedia nella kimbundu -ricorda Matias Mesquita, direttore del Festival- e si riferisce alla sedia di legno che a Luanda, in Angola, avevamo tutti nelle case. Mio nonno, quando arrivava, si sedeva lì e raccontava tutta la storia della famiglia e del villaggio, in una sorta di cinema orale. Quest’anno abbiamo quattro film, due documentari e quattro corti”.
Le frasi chiave sono cinema indipendente, vita degli africani o degli italiani di seconda generazione in Italia, la cementificazione delle campagne in Africa, i diritti delle donne. Saranno proiettati corti realizzati da ragazzi di seconda generazione in Italia. “L’Africa racconta se stessa e l’Italia -continua Mesquita- abbiamo una generazione di registi nati in Europa che raccontano la nostra storia usando meccanismi moderni. L’invito è a guardare quante più opere possibile, per capire quanto stia cambiando il nostro continente. La donna, ad esempio, in alcuni Paesi africani ha un ruolo politico economico militare molto forte. Da quando c’è la Cina in Africa, il livello di scolarizzazione sta aumentando. Adesso tante donne vanno a studiare. Questo sta provocando un cambiamento epocale”.
La sesta edizione del Kibaka Florence Festival di Cinema Africano è all’interno della quarta edizione del BlacK History Month Florence. Il Festival nasce nel 2011, promosso e realizzato dall’Associazione Angolana Njinga Mbande.
Fin da subito, il Festival si struttura come rassegna di cinema d’ Africa, realizzato da autori e artisti di origini africane e non solo . L’ obbiettivo è quello di portare a conoscenza del grande pubblico aspetti poco noti delle innumerevoli realtà africane. A partire dal nome stesso, “KIBAKA”, che in lingua africana Mbatu significa sedia, si stabilisce un legame forte con le proprie origini: quella del Kibaka è la sedia sulla quale si siedono gli anziani, intorno alla quale ci si raduna i giovanni, parente e amici per ascoltare e conoscere la tradizione orale.
Ecco di seguito il programma:
24Hour Barbershop, film di Eusebio Di Cristoforo, Italia 2018 14
24Hour Barbershop nasce nel 2016 da un progetto fotografico di Eusebio De Cristofaro, come racconto che, attraverso le sue immagini, testimoniasse la vita all’interno di un locale gestito e frequentato da africani. Situato nel centro di Firenze, in via Palazzuolo, questo microcosmo è al centro di una delle strade più multietniche e culturalmente vive della città.
Le riprese del cortometraggio sono state realizzate in un solo giorno, senza sceneggiatura e senza microfoni se non la videocamera stessa, per cercare di trasmettere l’autentica sensazione del regista.
Special Day , film di Gaston Biwolé e Kassim Yassin Saleh, Italia 2017 18’
Thomas, africano musulmano, lavapiatti presso un ristorante di Roma, è un giovane con idee rivoluzionarie, ispirandosi alla figura di Thomas Sankara, il president del Burkina Faso assassinato nel 1987. Ha convocato i suoi amici più stretti in un locale di Trastevere per comunicare loro un fatto importante che aspettava da tanto tempo e per festeggiare. Thomas sta per adottare un bambino est europeo, biondo dagli occhi azzurri, di confessione musulmana. Un fatto improvviso che accade nel locale impedisce a Thomas di dare la bella notizia
Trek Point, un film di Tommaso Cavallini Italia/Senegal 75’
Da qualche parte in Senegal un griot che legge le sue conchiglie ma stavolta vede qualcosa di più profondo, decide così di ascoltare una storia che proviene da un Paese molto lontano da lui…
Augusto un attore in crisi torna nella sua città natale. Si è lasciato dalla sua ragazza, non è ispirato nel suo lavoro di attore ed un sogno frequente lo tormenta. Incontra Ami Sow, ragazza senegalese immigrata in Italia e con lei stringe una particolare amicizia nella quale i ruoli sembrano capovolgersi. Augusto pare essere l’immigrato e Ami l’autoctona. Riuscirà Augusto a comprendere il motivo del sogno che lo tormenta e tornare leader della sua vita? Partendo dal presupposto che si perdona ma non si dimentica, provare odio a prescindere verso una persona è semplicemente stupido perché quella persona potresti essere stato tu o il tuo migliore amico
Ancora un Giorno, un film di diRaúl de la Fuentee Damian Nenow Pol/Spa/Bel/Ung/Ger 85
E’un racconto emozionante e coinvolgente in cui l’animazione si unisce al documentario e a interviste in live action per raccontare la storia del viaggio in Angola nel 1975 del celebre reporter Ryszard Kapuściński.
«Fai in modo che non ci dimentichino». È questo l’imperativo che risuona nella mente del reporter Ryszard Kapuściński mentre percorre le strade sterrate e i villaggi dell’Angola in piena guerra civile per raccontare al mondo le storie di chi sta vivendo quei tragici giorni; come il riluttante comandante Farrusco, che ha deciso di schierarsi con i più deboli, o l’affascinante guerrigliera Carlota, che anziché sparare alle persone vorrebbe guarirle… Finché, nei suoi peregrinaggi, il giornalista entra in possesso di una notizia che, se divulgata, potrebbe cambiare le sorti della guerra fredda e causare la morte di migliaia di persone. Il suo dovere di cronista gli imporrebbe di diffonderla, ma come può la sua coscienza sopportare un simile peso?
Raúl de la Fuente e Damian Nenow adattano il reportage-capolavoro di Kapuściński in un racconto emozionante e coinvolgente, in cui spettacolari sequenze animate si alternano a interviste in live actionai veri protagonisti. E se i sopravvissuti parlano alle telecamere, i caduti non sono perduti per sempre: la memoria di chi era con loro, gli scritti di chi li ha raccontati, quell’ultima foto che li ritrae fanno sì che chi è scomparso non sia dimenticato. E permettono alle molte vittime della Storia di vivere ancora un giorno.
“Another Day of Life” è un adattamento del reportage-capolavorodel maestro del giornalismo Ryszard Kapuściński premiato come miglior film d’animazione agli European Film Awards 2018.
Presentato durante il 71° Festival di Cannes
Tant Qu’on Vit, un film di Dani Kouyaté Burkina Faso, Svezia 2016 – 91’
Kandia ha cinquant’anni. Dopo aver vissuto 30 anni in Svezia, decide di tornare a “casa” in Gambia. Suo figlio Ibbe, avuto con un uomo svedese, non capisce questo colpo di testa. Lui che sognava di fare il cantante hip hop ora è costretto a raggiungere la madre a Banjul. L’impatto con “il paese” è inatteso per entrambi.
Una commedia impegnata e avvincente sul tema universale dell’Identità in Movimento.
Premi – 2017 – Africa Movie Academy Awards (Nigeria) : Miglior Film di un Regista Residente all’Estero
Indovina chi porto a cena, film di Amin nour, Italia 2018 11’
Mohamed, un giovane romano di origine somala che si prepara ad incontrare i genitori della sua ragazza, russa di origine ma italiana a tutti gli effetti, di cui teme il giudizio. Un ritratto in chiaro scuro di vita quotidiana, anche questo tratto da una storia realmente accaduta, che con la giusta dose di ironia, e un romano sfrenato, vuole raccontare il rapporto con l’altro, la complessità della diversità e il vissuto personale dei ragazzi della seconda generazione all’interno del tessuto romano contemporaneo. Nel cast insieme a Nour e altri attore romani, c’è la partecipazione straordinaria della parlamentare europea Cécile Kyenge.
“Indovina chi ti porto per cena” è il film vincitore del Bando MigrArti 2018, promosso dal Mibact.
Ni Sisi, un film di Nick Reding Kenya 2013 – 92 min
Ni Sisiracconta le vicende di un tipico villaggio del Kenia in periodo di elezioni. Emergono problemi endemici come la corruzione, il razzismo e le maldicenze, che potrebbero far scoppiare, come già è accaduto nel 2008, episodi di violenza estrema. Ma la gente del villaggio non ci sta e, unita, evita il peggio. Il titolo Ni Sisi significaSiamo Noi. Siamo noi che abbiamo provocato disastri, ma siamo sempre noi che possiamo fare il contrario, cambiare le cose, salvare la nostra comunità.
Il film e la trasposizione cinematografica di una brillante commedia teatrale della compagnia S.A.F.E. GHETTO. Lo spettacolo usa l’impatto forte del riso e del pianto per toccare le corde emotive della gente e diffondere messaggi di pace, di tolleranza, di responsabilità personale e rifiuto del tribalismo.
Tanger Gool, film di Juan Gautier – Marocco/Spagna 2015 83′
Fatima lavora nella piccola comunità di Bir Chifa, in Marocco, e insegna alle donne come pianificare miglioramenti sociali e come lottare per ottenerli. A Tangeri, Fatima incontra le Strait Gazelles, una squadra di calcio femminile che conta un esiguo numero di sostenitori. Il team sopravvive grazie alla passione e allo sforzo finanziario di tutte le ragazze. Durante
una cena alcuni amici escogitano un’idea per aiutarle: organizzare una partita di calcio contro una squadra europea con lo scopo di dar loro visibilità, di sostenere il calcio femminile e di creare un ponte tra diverse culture.
https://youtu.be/0booweglrQE
(11 febbraio 2019)
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