L’odontoiatria pubblica toscana diventa una rete per un ancor miglior coordinamento: una rete integrata tra territorio e ospedale per offrire risposte specifiche ed appropriate e standard omogenei per la presa immediata delle urgenze e dei vulnerabili, oltre ad un’attenzione particolare per l’odontoiatria infantile. La delibera, proposta dall’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, è stata approvata durante l’ultima giunta.
Sono circa 150 infatti gli odontoiatri che lavorano nel sistema sanitario regionale toscano, con duecentomila prestazioni dispensate ogni anni, altrettante ore lavorate ed un costo di 25 milioni di euro: una piccola percentuale rispetto al costo sociale annuo, che in tutta Italia è compreso tra i cinque e i dieci miliardi di euro di cui solo il cinque per cento riguarda il sistema pubblico.
Andare dal dentista (e fare prevenzione) è importante, per la tutela e il benessere della persona: anche perché – lo dice l’Istituto superiore di sanità – nonostante i miglioramenti che nel tempo ci sono stati, le carie ai denti rappresentano ancora uno dei principali problemi sanitari dei paesi industrializzati e più del dieci per cento della popolazione soffre di paradontite. A questo si aggiungono i tumori del cavo orale, il 3 per cento tra tutti i tumori, una patologia con incidenza crescente che colpisce circa otto persone ogni diecimila ed ha un tasso di mortalità del 40 per cento a cinque anni dalla diagnosi. Periodiche visite odontoiatriche possono, in questo caso, aiutare a scoprire il tumore per tempo. Obiettivo della rete sarà anche quello di assicurare l’immediato intervento nel caso di persone che si trovano in particolari condizioni come disabilità, patologie croniche invalidanti o affette da malattie che riducono la collaborazione durante gli interventi.
I centri odontoiatrici pubblici oggi presenti in Toscana sono settantasette
Afferiranno tutti alla rete e saranno divisi in strutture di primo livello (58), secondo (14)e terzo (5). Nei centri di primo livello si effettuerà l’assistenza base, con prestazioni di non elevata complessità con attrezzature e strumenti ordinari, rivolgendosi a persone che non presentano elevati fattori di rischio. Nelle strutture di secondo livello saranno erogate prestazioni a chi presenta un rischio clinico e che dunque richiedono strumentazione e assistenza più complessa. I centri di terzo livello operano in ambito ospedaliero e grazie all’integrazione delle competenze e alla disponibilità di attrezzature potranno offrire prestazioni a pazienti che presentano un forte rischio clinico.
L’accesso per la prima visita avviene tramite Cup. Ma in caso di urgenza ci si potrà presentare anche senza prenotazione, oppure su richiesta di altre strutture del servizio sanitario regionale. Anche per l’attività programmata si prenoterà tramite Cup. La governance è affidata al Comitato di Rete, che si occuperà di predisporre un piano di azioni, definendo e aggiornando i percorsi clinici di riferimento, gli standard organizzativi, gli indicatori delle performance e le tecnologie necessarie.
(8 agosto 2023)
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