di Redazione, #politica
Centoquaranta famiglie si sono viste, al momento, respingere la propria domanda di accesso ai servizi di un asilo nido comunale o di un asilo nido privato convenzionato. Centoquaranta famiglie dovranno ricorrere a modalità alternative per ottenere i medesimi servizi educativi e centoquaranta fra bambine e bambini non potranno accedere a servizi di formazione essenziali a loro spettanti. Questo è un problema che doveva e deve essere risolto.
La situazione che si è venuta a creare lede il diritto di accedere al percorso educativo 0-3 che è essenziale nella formazione e che è stato formalmente inserito nel sistema educativo integrato 0-6 dal decreto attuativo n. 65/2017 conseguente alla legge 107/2017, rendendolo a tutti gli effetti parte del percorso formativo individuale che deve essere garantito a ciascuno, dando così pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità, superando disuguaglianze territoriali, economiche, etniche e culturali. Anche alla luce di questo, l’accesso all’asilo nido costituisce un diritto spettante ad ogni bambino e ogni bambina che impone al Comune di agire per garantirne il pieno esercizio.
Registriamo invece che, nel corso dell’attuale amministrazione, l’offerta comunale di asili nido ed asili nido convenzionati sia costantemente diminuita senza che il Comune agisse per garantire non solo l’ampliamento ma quanto meno il mantenimento dei posti disponibili. Nel 2018 per ragioni di sicurezza è stato doverosamente chiuso il nido “Il Mulino” ed in tre anni non si è riusciti a predisporre alcuno strumento compensativo. Inoltre, a causa di alcuni pensionamenti, abbiamo assistito alla riduzione del personale educativo, la cui assunzione è diretta responsabilità del Comune. Tutto ciò ha portato alla riduzione dei posti disponibili nei singoli asili e talvolta perfino al declassamento di alcuni asili nido ad aree giochi, importanti ma non sostitutive degli asili nidi.
Alla lesione del diritto dei bambini e delle bambine ad accedere agli asili nido, si aggiungono ulteriori elementi. Da un lato si costringe le famiglie a rivolgersi a strutture private non convenzionate, non sempre in linea con gli standard educativi definiti dalla Regione Toscana e fuori dagli standard economici del servizio pubblico. Dall’altro ostacola la piena parità di genere e grava ulteriormente sulla drammatica situazione dell’occupazione femminile. La nostra società subisce l’impostazione culturale secondo la quale la donna è il genitore naturalmente responsabile della cura dei figli, a questo il servizio pubblico dovrebbe opporre adeguati strumenti compensativi per fare in modo che tutto ciò non si trasformi in una preclusione alle donne del mondo del lavoro.
La strada che il Comune avrebbe dovuto intraprendere è chiara fin dall’approvazione della legge del 2017: investire nel servizio degli asili nidi come servizio di formazione essenziale garantendolo a tutte le famiglie che ne facciano richiesta. A questo, si è aggiunta la pandemia che avrebbe dovuto portare l’ amministrazione comunale ad attivare strumenti straordinari per garantire a tutti questi servizi. Siamo invece in una situazione in cui non solo il Comune non ha soddisfatto lo straordinario ma che manca perfino di adempiere all’ordinario.
L’offerta dei servizi educativi degli asili nido a Pistoia deve essere ampliata o quanto meno ristabilita nei suoi precedenti numeri. È necessario: procedere all’assunzione di nuovo personale, in primo luogo assegnando i posti rimasti vacanti; accrescere il numero dei posti disponibili sia investendo negli asili nidi sia costituendone di nuovi; promuovere la formazione di “poli d’infanzia” in cui asilo nido e scuola dell’infanzia siano in raccordo per favorire la continuità di insegnamento e apprendimento.
Investire sui servizi è necessario e doveroso. È evidente come l’attuale amministrazione manchi di ogni progettualità nei confronti dell’educazione e del sistema formativo, che deve andare oltre alle chiusure e che deve vedere il Comune impegnato in prima linea per sostenere quei servizi che dovrebbero essere dovuti e che, nella realtà, mancano ad un numero considerevole di famiglie.
La situazione che registriamo a Pistoia di centoquaranta famiglie escluse dai servizi comunali è inaccettabile e riteniamo che il Comune debba agire impiegando il massimo delle proprie energie per risolverla il prima possibile.
Così un comunicato stampa a firma Monica Pacini, Dip. Politiche Sociali PD Comunale Pistoia e Elena Trallori, Segreteria Comunale PD Pistoia.
(18 ottobre 2021)
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