Il racconto in presa diretta di ciò che sta accadendo lungo la Striscia di Gaza, con gli occhi di chi è sotto le bombe, nella prima mondiale di “To Gaza” di Catherine Libert, Fred Piet e Hana Al Bayaty, e quello dentro le vite di coloro hanno attentato la democrazia statunitense, a Capitol Hill nel gennaio 2021, raccontato in “Homegrown” di Michael Premo, proprio alla vigilia del voto presidenziale che può cambiare volto al mondo. Questo l’inizio di un viaggio lungo 90 film che si apre con Paolo Cognetti e il suo “Fiore mio”, in prima nazionale, che ci porta sulle cime del Monte Rosa (con le musiche di Vasco Brondi) per capire dove stiamo andando davvero e con quali persone al nostro fianco, o lungo le coste liguri tra i “Portuali” di Perla Sardella, nella lotta politica del collettivo di lavoratori nel porto di Genova tra il 2019 e il 2023, con gli scioperi contro le navi degli armamenti. Ancora, le prime di “Going Underground” di Lisa Bosi, flashback sui mitici Gaznevada, dal punk e la new-wave fino all’italo disco, storia acida di ragazzi folli dalla fine degli anni Settanta a oggi, e de “Il complotto di Tirana” di Manfredi Lucibello, piega ironica tra le trame dell’arte contemporanea nella più grande bufala ordita ai danni del fotografo Oliviero Toscani alla Biennale di Venezia nel 2000. E ospiti speciali, firme del cinema d’autore più in voga del momento, come Albert Serra che oltre a presentare in prima nazionale il suo discusso ritratto della corrida spagnola, “Tardes de Soledad”, sarà protagonista di un talk a Palazzo Strozzi. Poi i registi Pietro Marcello e Alice Rohrwacher, a colloquio sul futuro del documentario italiano ormai diretto verso le nuove frontiere del cinema di finzione, Vinicio Capossela che presenterà “Natale Fuori Orario”, originale road movie e film-concerto in cui torna ai suoi primi “concerti per le feste”, o la scrittrice francese Christine Angot, caso letterario in patria, oggi in concorso con “A Family”. Per guardare in faccia la realtà, anche dove fa più male, e agire di conseguenza, nel presente e nei luoghi di tutti i giorni, per scegliere il domani che verrà.
Questi sono alcuni tra i compagni di viaggio – film, documentari e ospiti – della protagonista di questa edizione, l’esploratrice del mondo che campeggia sul manifesto del 65° Festival dei Popoli, il festival internazionale di cinema documentario più antico in Europa, che si terrà dal 2 al 10 novembre a Firenze per la direzione artistica di Alessandro Stellino, quella organizzativa di Claudia Maci e con la presidenza di Roberto Ferrari. Nel manifesto, infatti, una donna – elaborata con il supporto dell’IA – si muove tra realtà e futuri possibili, si aggira per le piazze e i ponti di una città in trasformazione, attraverso la lente politica del documentario e con gli occhi puntati su quello che verrà.
Il festival fa parte del programma “50 Giorni di Cinema a Firenze” ed è realizzato con il contributo di Europa Creativa Media, MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Calliope Arts Foundation e Publiacqua.
Primo giorno e serata d’inaugurazione
Il festival sarà inaugurato alle 20.30 sabato 2 novembre al cinema La Compagnia con l’anteprima italiana di “Fiore Mio”, il primo film scritto, diretto e interpretato da Paolo Cognetti, che esordisce alla regia con un lavoro in cui pone al centro la sua passione per la montagna, come spazio geografico e dimensione interiore. Lo scrittore sarà ospite del festival insieme al cantautore Vasco Brondi che ha curato le musiche del film. Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente nei pressi della sua casa in Valle d’Aosta. Un avvenimento che lo turba profondamente e lo spinge a raccontare la bellezza del Monte Rosa, dei ghiacciai destinati a sparire o mutare per sempre a causa della crisi climatica. Il regista ci conduce così sulle cime del Quintino Sella, dell’Orestes Hutte e del Mezzalama, attraverso paesaggi mozzafiato e incontri con chi nella montagna ha trovato, prima che una casa, un vero e proprio “luogo del sentire”.
Il primo giorno del festival, al cinema La Compagnia, comincia alle 17 con “Qui è altrove” di Gianfranco Pannone storia tra teatro e carcere ambientata a Volterra, nell’istituto di detenzione collocato all’interno della Fortezza Medicea: qui c’è, appunto, la Compagnia della Fortezza, fondata 35 anni fa e gestita dal regista Armando Punzo, che ogni estate allestisce il suo spettacolo nel carcere, con i detenuti come attori. Gianfranco Pannone ha seguito all’interno del carcere di Volterra le prove di Armando Punzo con la sua compagnia, fino al primo debutto. Entrambi saranno presenti in sala per presentare il film. Alle 18.30 sullo schermo, invece, la storia di una piccola fattoria in una foresta norvegese, con “A New Kind of Wilderness” di Silje Evensmo Jacobsen (per la sezione Habitat): qui vivono una vita isolata i Paynes con l’obiettivo di essere liberi e selvaggi, una famiglia unita e in armonia con la natura: tuttavia, quando una tragedia la colpisce, il loro mondo idilliaco si sconvolge e li costringerà a forgiare un nuovo percorso nella società moderna. Il film ha vinto il Sundance Film Festivalnella sezione dei documentari internazionali.
IL PROGRAMMA
Il programma sarà diviso in Concorso internazionale Lungometraggi e Concorso italiano, mentre ai cortometraggi e mediometraggi sarà dedicato il nuovo Concorso Internazionale Discoveries, per i lavori di giovani registi e registe da tutto il mondo; in Doc Highlights i film di grande risonanza internazionale e poi le sezioni Habitat, dedicata all’ambiente e ai temi della sostenibilità e dei diritti umani, Let the Music Play per i documentari musicali, Popoli for Kids and Teens per il giovane pubblico e il Doc at Work – Future Camps, con le sorprendenti opere provenienti dalle migliori scuole di cinema di tutta Europa. Tra le novità del programma i Fuori concorso, opere di grande rilevanza tematica o realizzate da cineasti di prestigio, capaci di gettare una luce inedita su luoghi, storie e personaggi del nostro paese. Infine, la sezione Feminist Frames, una selezione di opere realizzate da registe donne sul tema della militanza e concentrata su vari momenti di lotta nel corso del secolo scorso, gli omaggi a Judit Elek e Albert Serra, con una selezione dei loro film e incontri aperti al pubblico.
Saranno 9 i film del Concorso Internazionale Lungometraggi, tutti in anteprima, per i quali la giuria composta dal regista Martin Solà (Argentina), la regista Kumiana Novakova (Croazia) e la produttrice Michela Pini (Svizzera) assegnerà il Primo Premio (7.000€), il Secondo Premio (4.000€) e la Targa “Gian Paolo Paoli” al Miglior Film Antropologico. 10 i cortometraggi e mediometraggi in anteprima del nuovo Concorso Internazionale Discoveries, saranno invece giudicati dalla giuria formata da Charlotte Serrand (Francia), Emma Caviezel (Germania) e Flavia Dima (Romania) che assegnerà il Premio Discoveries (3.500€).
Concorso italiano
Periferie, professioni di ieri e di domani, sogni e lotta politica si intersecano nel Concorso Italiano, che propone in gara 7 documentari. Si apre con la prima mondiale “Cose che accadono sulla terra” di Michele Cinque (3/11), ritratto di una famiglia di moderni cowboys, con la missione di continuare ad allevare il proprio bestiame senza danneggiare l’ecosistema; in prima assoluta anche “In perpetuo” di Federico Barassi (7/11), che si interroga sulla vita degli ultimi conoscitori di una antica pratica di pesca, i trabucchi, dove il ritmo delle giornate è scandito solo dal rapporto tra uomo e mare, generoso quanto impietoso e distruttivo; di diritti sul lavoro, dialogo e sacrifici racconta “Portuali” di Perla Sardella (prima mondiale, 5/11), uno spaccato sulla lotta politica del C.A.L.P., Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova, tra il 2019 e il 2023, con gli scioperi contro la “nave delle armi” e la ricerca di un sindacato più attento alle istanze del presente; “Pensando ad Anna” di Tomaso Aramini (prima mondiale, 4/11) è un flashback negli anni Settanta e racconta le rivolte e la vita personale di Pasquale Abatangelo, ex “delinquente politicizzato” e cofondatore dei NAP, organizzazione armata di sinistra attiva nei diritti dei detenuti, tra interviste, ricostruzioni performative e materiale d’archivio: il regista, con il giornalista Fulvio Bufi e altri attori, interroga Abatangelo stesso sulla necessità della violenza politica per il cambiamento sociale (direttore della fotografia è Peter Zeitlinger, storico collaboratore di Werner Herzog). “Honeydew” di Marco Bergonzi e Michael Petrolini (prima mondiale, 7/11) ci porta, invece, in una località californiana dove alla fine degli anni ’70 si raduna un gruppo di persone con il sogno di vivere liberi da ogni costrizione: qui, la legalizzazione a uso ricreativo della marijuana nel 2016 attira imprenditori interessati al business, minacciando i coltivatori locali. In prima nazionale, invece: “Valentina e i muostri” di Francesca Scalisi (4/11), ambientato in un villaggio rurale siciliano sfigurato, dove Valentina prenderà in mano la sua vita, creando bellezza per cambiare il destino suo e delle persone che la circondano; e “Tineret” di Nicolò Ballante (5/11), che ci catapulta nella vita di Andrei, ragazzo moldavo nella periferia di Roma, dove – tra corse in auto, il lavoro nella stalla, amici e musica trap – sogna di diventare un artista nonostante i problemi economici. La giuria del concorso italiano è composta dal fotografo e documentarista Paolo Woods, dalla giornalista Carolina Mancini e dal ricercatore e scrittore Rodolfo Sacchettini, che assegnerà il Premio al Miglior documentario italiano (3.000€).
Omaggio ad Albert Serra
Ospite speciale di questa edizione del festival, il regista catalano presenterà in prima italiana il suo “Tardes de Soledad” (7 novembre, ore 19, cinema La Compagnia), appena premiato con La Concha d’Oro al Festival del Cinema di San Sebastián: un’indagine sulla corrida spagnola basata sul ritratto del giovane e carismatico torero Andrés Roca Rey. Serra sarà protagonista di un talk dal titolo “Contro il reale” (5 novembre, ore 15, Strozzina, Palazzo Strozzi) in apertura di un l’omaggio che prevede alcuni dei suoi film più originali, a metà strada tra cinema del reale e arte installativa, per la prima volta in Italia. In programma: “The Names of Christ” del 2010 (5/11, Strozzina, Palazzo Strozzi) racconta in quattordici parti – tante quante sono le stazioni del martirio di Cristo – la battaglia per finanziare un film d’artista tra cinefilia, teologia, satira e ricerca poetica; poi “The Lord Worked Wonders in Me” del 2011 (6/11, Strozzina, Palazzo Strozzi), film nel film in cui una parte della troupe del suo Honor de cavalleria raggiunge La Mancha alla ricerca delle reali ambientazioni delle gesta di Don Chisciotte; e infine “Roi Soleil” del 2018 (5/11, cinema Astra), performance filmata presso la Graça Brandao Gallery di Lisbona nel 2017, in cui l’attore feticcio Lluís Serrat ha inscenato per sette giorni di fila l’agonia del Re Sole. Un compendio di opere rare e poco viste, per la prima volta raggruppate a favore del pubblico del festival.
L’omaggio ad Albert Serra è organizzato in collaborazione con Fondazione Palazzo Strozzi.
Gli ospiti
Momento speciale del festival sarà il panel “Documentario italiano: verso la finzione?” (6 novembre, cinema La Compagnia, 18.30) che vede protagonisti i registi Pietro Marcello e Alice Rohrwacher. Una conversazione dedicata alla transizione dal documentario alla finzione compiuta da un’intera generazione di filmmaker che, proprio a partire dal confronto con la realtà, ha contribuito a rinnovare la cinematografia del nostro paese negli ultimi due decenni. In dialogo, insieme a Gabriele Genuino (Rai Cinema), due figure di primissimo piano, capaci di raccontare le contraddizioni di un’Italia “bella e perduta” e le “meraviglie” di un paese ancora incerto tra il proprio passato contadino e il presente segnato da un’industrializzazione mai pienamente realizzata.
Non ultimo, tra i nomi in concorso, quello della scrittrice francese Christine Angot – per la presentazione del suo film documentario “A Family”, in concorso per i lungometraggi. L’autrice incontrerà il pubblico all’Istituto Francese di Firenze (8 novembre, ore 18) per approfondire le tematiche affrontate nella sua narrativa, che fanno di lei una portavoce di primo piano nel campo della denuncia delle violenze subite dalle donne. Tutta l’opera della Angot (in Italia parzialmente tradotta dalla casa editrice Guanda), caso letterario in Francia, è centrata sulla tragedia dell’incesto, dramma personalmente vissuto e denunciato nelle sue opere. L’autrice dialogherà con Isabella Mancini, portavoce della Casa delle Donne Firenze e presidente di Nosotras Onlus. L’incontro con Christine Angot è organizzato in collaborazione con Unifrance, Istituto Francese Italia, Ambasciata di Francia, Istituto Francese Firenze.
Omaggio a Judit Elek
Di grande rilevanza anche l’omaggio dedicato a Judit Elek, regista ungherese che con la sua opera ha attraversato la storia del Novecento e dato vita a un cinema documentario lirico e impegnato socialmente. La retrospettiva, la prima in Italia dedicata alla cineasta, nasce dalla collaborazione tra il Festival dei Popoli e Calliope Arts Foundation sul progetto triennale “Women Trailblazers in Documentary Cinema”, volto alla riscoperta e alla celebrazione di registe il cui lavoro sia stato sottovalutato o dimenticato nel corso degli anni. Si vedranno in sala cinque dei suoi film: How Long Does a Man Live? del 1967 (4/11), A Hungarian Village – On the Field of God in 1972-73 del 1974 (5/11), A Commonplace Story del 1975 (6/11), To Speak the Unspeakable – The Message of Elie Wiesel del 1997 (7/11) e A Free Man – The life of Erno Fisch del 1998 (8/11).
L’omaggio a Judit Elek è realizzato in collaborazione con Calliope Arts Foundation e National Film Institute Hungary – Film Archive.
Let The Music Play
La sezione che porta i documentari musicali nel cuore del festival presenta quest’anno le note di grandi classici e storie da riscoprire. Finalmente sullo schermo i materiali d’archivio che accompagnano la storica esibizione dei Beatles a New York nel 1965 con “Things We Said Today” di Andrej Ujica (6/11), ritratto di una generazione che si apre a un viaggio nel cuore nascosto di quel mondo, al tempo stesso scomparso e palpabilmente presente. In prima assoluta “Going Underground” di Lisa Bosi (8/11) sui mitici Gaznevada, un racconto a ritroso dagli anni Settanta, dalle piazze bolognesi e dalla contestazione, passando per il punk e la new wave, per i sogni di un gruppo di giovani folli, arrivando infine all’Italo-disco e all’house. Si arriva poi in Congo nel 1961 per “Soundtrack to a Coup d’Etat” di Johan Grimonprez (10/11), tra jazz e decolonizzazione in piena Guerra Fredda, quando la musica protestò contro l’assassinio del leader congolese Patrice Lumumba, con la CIA ad agire dietro le quinte e ambasciatori involontari come Louis Armstrong. Nello stesso anno in Spagna, il film “Un pueblo que canta no muere” (The Drunkmen’s Marseillaise) di Pablo Gil Rituerto (8/11), ci porta al fianco di chi, in piena dittatura franchista, raccolse clandestinamente i canti popolari della resistenza spagnola.
Doc Highlights
L’attualità e l’analisi storica e politica si intrecciano nella sezione che propone titoli di grande rilevanza, come la prima mondiale “To Gaza” (3/11) di Catherine Libert, Fred Piet, Hana Al Bayaty: il dramma vissuto da migliaia di famiglie palestinesi, uomini, donne e bambini sembra non finire mai e continua ininterrotto dall’ottobre 2023, ma le cause sono da ricercare nella storia dei popoli coinvolti in uno dei più lunghi conflitti mediorientali. Il pubblico viene coinvolto nell’epicentro della tragedia e nella continua opera di ricostruzione dell’identità di un popolo che vive sotto le bombe. In guerra, ma contro se stessa, è anche l’America raccontata da “Homegrown” di Michael Premo (4/11), pluripremiato giornalista, che getta uno sguardo risoluto sulla vita di tre attivisti di destra (un futuro padre del New Jersey, un veterano dell’Air Force e un carismatico attivista texano) nell’estate del 2020, durante la campagna elettorale di Donald Trump, che porterà dritti alla contestazione per le elezioni perse e all’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America nel gennaio 2021. In collaborazione con Calliope Arts Foundation, ci sarà l’anteprima di “Dahomey” di Mati Diop (9/11), trionfatrice all’ultima Berlinale, che si interroga su cosa rimane di una cultura che è stata saccheggiata da un colonialismo predatore, lungo il viaggio per la restituzione di una serie di opere d’arte dalla Francia al Benin. Tra realtà e futuri imprevedibili si muovono invece “Real” di Adele Tulli (3/11), escursione visionaria e coinvolgente nel mondo digitale, sulla relazione che intrattengono i nostri corpi e le nostre menti con il virtuale per mezzo del proliferare di computer e smartphone, e “Cyborg Generation” di Miguel Morillo Vega (08/11), dove un musicista diciottenne decide di progettare un organo cibernetico e di impiantarlo illegalmente nel proprio corpo, acquisendo così un nuovo senso che gli permette di percepire i suoni provenienti dallo spazio. Infine “Natale fuori orario” (9/11), il nuovo film di Gianfranco Firriolo scritto da Vinicio Capossela, anomalo e originale ibrido tra road movie e film-concerto, elogio del potere aggregante della musica e contemporaneamente e riflessione sullo scorrere del tempo, presentato in sala da Capossela.
Fuori Concorso
Prende corpo quest’anno una sezione speciale con firme di spessore nel panorama italiano, che partecipano al festival fuori concorso, con opere che riguardano la Toscana, come luogo di elezione o produzione. A partire da “Vergemolino” di Francesco Pacini (9/11), curioso racconto del Boccabugia, festival di poesia improvvisata, che si tiene da 52 anni a Vergemoli, un paesino tra le montagne della Garfagnana: una gara di poesia che permette a tutti di essere poeti per un giorno, e dove si trovò un giorno Paolo Ruffini – presente alla proiezione – quando cominciò una vera storia d’amore con un luogo speciale. C’è alto valore educativo in “Parole tremanti” di Giovanni Cioni (9/11): le storie di sfollati, profughi, prigionieri, deportati e disertori, raccolte in famiglia da ragazze e ragazzi di scuola media, sono qui ricreate e raccontate nei luoghi dell’ultimo fronte della seconda guerra mondiale, la Linea gotica sul crinale dell’Appennino, in un film scritto, narrato e interpretato dagli alunni delle classi 3D e 3B dell’Istituto comprensivo Scarperia San Piero a Sieve (Firenze). Di arte e invenzioni si occupa invece “Il complotto di Tirana” di Manfredi Lucibello (9/11), regista fiorentino che racconta di una delle più grandi bufale della storia dell’arte contemporanea, quella ordita nel 2000 ai danni del celebre fotografo Oliviero Toscani, quando accetta l’invito del critico d’arte Giancarlo Politi a curare una sezione della prima edizione della Biennale di Tirana. Incontri alla fine del mondo in “Oltre il tempo, l’amore” di Sabrina Iannucci (8/11), documentario tratto dal dietro le quinte dell’incontro tra fisica e cinema sul set de “L’ordine del tempo” di Liliana Cavani, in un’Arca di Noè, dove cast e troupe si sono isolati per cinque settimane, tra la maestria al timone della famosa regista e Carlo Rovelli, a lezione di fine del tempo. Infine, l’Accademia del Caffè Espresso presenta in anteprima “The Rise of Espresso” di Enrico Ventrice (10/11), che ripercorre la storia della trasformazione del caffè espresso da una tradizione italiana ad un fenomeno culturale e globale, industria che non ha mai smesso di cercare l’eccellenza e l’innovazione.
Feminist Frames
Tra le novità dell’edizione ci sarà Feminist Frames, una selezione di opere realizzate da registe sul tema della militanza, che racconta i diversi momenti di lotta nel corso del secolo scorso. In programma: “Remanence” (6/11) di Sabine Groenewegen, con filmati d’epoca sul movimento pacifista femminile olandese degli anni Trenta; “È a questo punto che nasce il bisogno di fare storia” (5/11) di Constanze Ruhm, che approfondisce il lavoro della femminista italiana Carla Lonzi, nata a Firenze e autrice e cofondatrice di Rivolta Femminile negli anni ’70; “Woods that Sing” (5/11) di Renata Poljak, con i ritratti di quattro donne partigiane, monumento per il futuro; “Newsreel 242 – Sunny Railways” di Nika Autor, sul lavoro giovanile come parte integrante della Jugoslavia socialista; e “Silence of Reason” di Kumjana Novakova, sulle esperienze di violenza e tortura delle donne dei campi di stupro di Foča durante la guerra in Bosnia-Erzegovina. La sezione è in collaborazione con Calliope Arts Foundation nell’ambito del progetto “Women Trailblazers in Documentary Cinema”.
Habitat
L’emergenza sul futuro dell’ambiente in cui viviamo, lanciata negli scorsi anni, è sempre più un tema attuale e caratterizza il presente, gettando fosche tinte sul futuro. Indagare, collegare e raccontare i vari fenomeni è quanto più necessario, vista la portata globale e locale dei danni che ne possono derivare. È questo lo sguardo – verso l’attenzione alla sostenibilità economica e alle sfide climatiche – che la sezione Habitat intende fornire. A cominciare in primis dall’emergenza umanitaria: come in “Save Our Souls” del regista Jean-Baptiste Bonnet, in prima italiana (7/11), che ha passato settimane a bordo della nave ambulanza noleggiata da SOS Méditerranée attiva dal 2016 nel salvataggio di quasi 40.000 persone: sarà un ritratto di questo spazio ristretto, capace di decifrare le questioni politiche e umane in gioco durante il periodo di sospensione alle porte dell’Europa, prima dello sbarco. Nell’anticipazione del festival (sabato 26 ottobre dalle 20 al cinema La Compagnia in collaborazione con Oxfam Italia), “Limits of Europe” di Apolena Rychlíková racconta l’inchiesta sotto copertura e in prima persona della giornalista ceca Saša Uhlová sulla vita delle lavoratrici migranti nell’Europa occidentale, facendo emergere la forte disparità delle condizioni di lavoro e rivelando l’esistenza di una sorta di “cortina di ferro salariale”. “Made in Ethiopia” di Xinyan Yu e Max Duncan (08/11) è un lungometraggio girato nell’arco di quattro anni che solleva il sipario sull’impatto degli investimenti cinesi in Africa e sui suoi effetti su popolazione e ambiente. La prima italiana di “Daughter of Ghengis” di Kristoffer Juel Poulsen e Christian Als (04/11) ci porta in Mongolia dove Gerel Byamba combatte per l’uguaglianza delle donne e allo stesso tempo veste i panni di un’indignata vendicatrice incappucciata a capo di un’organizzazione ultranazionalista che si oppone alla mescolanza delle razze. In prima mondiale. Il collettivo composto da Arianna Biguzzi, Marco Mancini, Antonio Rizzo, Giorgia Sernicola, Valentina Sommariva per “Il giro dell’acqua” (8/11) ci conduce lungo il Canale Cavour che allaga le risaie tra Novara, Vercelli e Pavia da più di 150 anni, e dove si produce oltre il 40% del riso europeo, un paesaggio che sta rapidamente cambiando. Sul fiume Po è ambientato invece “Vivi” di Jacopo Marzi (8/11), dove la sopravvivenza dello storione è minacciata a causa dell’inquinamento e di uno sbarramento che ha interrotto il flusso naturale del fiume, nella zona più inquinata d’Europa: la Pianura Padana. “Coral City” di Camille Ghekiere e Charlotte De Cort (6/11) ha per protagonista Kushlani, giovane scienziata e madre srilankese, impegnata in una spedizione scientifica nelle acque dello Sri Lanka per raccogliere campioni di DNA dei coralli, un ecosistema messo a rischio dal surriscaldamento delle acque oceaniche. Con il mare e l’Algarve urbano come sfondo, seguiamo invece il ciclo completo della vita di uno speciale mollusco, il cirripede d’oca, nel corto d’animazione “Percebes” di Alexandra Ramires e Laura Gonçalves (6/11). Tra giungla e memoria, si snoda “Like Water”, Stone and Foam di Diana Moreno (6/11), con la storia di Liliana, una giovane indigena di Pasto. Infine, “Taming the Garden” di Salomé Jashi (4/11) racconta dell’insolito hobby di un potente ex politico georgiano che si impossessa di alberi secolari, alcuni alti come palazzi di 15 piani, per raccoglierli nel suo giardino privato, dove lo “sradicamento” è più di una metafora. La sezione Habitat è realizzata con il contributo di Publiacqua.
Popoli for Kids and Teens
I documentari e i corti d’animazione del programma “Popoli for Kids and Teens” raccontano storie di vita di bambini e adolescenti e hanno un alto valore educativo, sia dal punto di vista di una prima alfabetizzazione al linguaggio cinematografico sia rispetto ai temi affrontati, che contemplano gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nell’Agenda ONU 2030, tra i quali: inclusione, riconoscimento delle diversità e alla lotta ad ogni forma di emarginazione e discriminazione, attivismo, diritti dei giovani e delle donne, contrasto alla discriminazione, inclusione, emergenza climatica e migratoria, razzismo. In programma quest’anno 13 film legati all’attualità, con laboratori didattici, incontri con registi, una giuria di giovani tra i 14 e i 18 anni ed eventi speciali per le scuole. Gli appuntamenti sono distribuiti tra Firenze, presso il PARC – Performing Arts Research Centre, al cinema La Compagnia e al Cinema Astra, e Prato, in collaborazione con Cinefilante, al Terminale Cinema. L’iniziativa è realizzata con il contributo della Città Metropolitana di Firenze e il sostegno di Publiacqua, in collaborazione con Parc – Performing Arts Research Centre, Fabbrica Europa, Fondazione Stensen, Lanterne Magiche, Cinefilante, Echivisivi, Aleph, Unicoop Firenze e Mukki.
Doc at Work
Nato nel 2013 come laboratorio di idee per il pubblico, per i cineasti in formazione e per i professionisti, Doc at Work è la sezione che si pone come evento di matchmaking per favorire nuove sinergie tra professionisti, registi consolidati, nuovi talenti e selezionatori di festival, produttori, distributori e altri attori del settore. Il Future Campus è la sezione del Doc at Work dedicata a giovani registi e registe provenienti dalle principali scuole di cinema internazionali. Nella selezione del 2024 fanno parte opere delle seguenti scuole: Aalto University, DocNomads, École Normale Superieure Paris Saclay, Educational Film Studio Łódź, Escola das artes, Fundación BilbaoArte, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, School of the Art Institute of Chicago. Mentre il Doc at Work – Industry è lo spazio dedicato al cinema del reale work-in-progress che accoglie progetti di autori e autrici italiani/e o di produzione italiana, in fase di sviluppo e produzione, con l’obiettivo di farli conoscere a professionisti e professioniste internazionali, per creare nuove sinergie e promuoverne la diffusione. Doc at Work – Industry si svolgerà dal 6 all’8 Novembre 2024, e si comporrà di molteplici eventi e attività riservati ai professionisti del cinema audiovisivo accreditati: il 6 novembre si apre con il “Matchmaking Italia-Svizzera”, una sessione di showcase di produttori cinematografici toscani e svizzeri aperti a nuove possibilità di coproduzione, realizzato in collaborazione con Swiss Films, CNA Cinema e Audiovisivo Toscana e CNA Cinema e Audiovisivo Firenze; prosegue con un convegno di presentazione della nuova convenzione CNA- Banca Etica per il Tax Credit e con il “Meet the Festivals”, ovvero l’incontro con i rappresentanti di alcuni tra i principali festival europei dedicati al cinema documentario. Un’occasione per scoprire le logiche e i criteri dei festival e le opportunità offerte a livello di industria. Il 7 novembre è la volta di Proxima, la selezione di film italiani in fase di montaggio o post-produzione, di cui saranno presentati in anteprima estratti a un pubblico di professionisti e professioniste internazionali. L’8 novembre le giornate industry si concludono con Itineranze Doc, la presentazione di sei progetti italiani in sviluppo, diretti da giovani registi e registe che hanno seguito la formazione Itineranze Doc, organizzata dalla rete di festival italiani composta da Festival dei Popoli, Festival di Bellaria, IsReal, SoleLuna, PerSo, FrontDoc.
Doc at Work – Industry è realizzato in collaborazione con MAD – Murate Art District, con Swiss Films, CNA Cinema e Audiovisivo Toscana e CNA Cinema e Audiovisivo Firenze.
Altri premi
Alla 65° edizione saranno inoltre consegnati i seguenti riconoscimenti: Premio di distribuzione CG ENTERTAINMENT al Miglior Film Italiano assegnato dalla società di distribuzione CG Entertainment; Premio distribuzione on demand CG Digital al Miglior Film Europeo della sezione “Habitat” assegnato dalla società di distribuzione CG Entertainment; Premio “Diritti Umani” assegnato da Amnesty International Italia a uno dei film della sezione Habitat; Premio distribuzione in sala “IMPERDIBILI”, assegnato dal Cinema La Compagnia di FST – Fondazione Sistema Toscana – al Miglior film Italiano per la sala; Premio distribuzione in sala “Il Cinemino”, assegnato dal Cinemino di Milano al Miglior film italiano per impegno, valore sociale e innovazione stilistica; Premio per il Miglior Montaggio ad un film del Concorso italiano assegnato da AMC – Associazione montaggio cinematografico e televisivo.
In occasione della 65ª edizione del Festival dei Popoli, una selezione dei film in programma sarà disponibile online sulla piattaforma MYmovies ONE. Ogni titolo concorre per il MYmovies Award, che sarà assegnato al film con la valutazione media più alta determinata dal pubblico online. Il vincitore riceverà un’offerta di acquisizione SVOD da parte di MYmovies ONE, nel pieno rispetto delle finestre di sfruttamento previste.
Biglietti: 60 euro abbonamento completo, 40 ridotto; 12 euro giornaliero (10 ridotto). Biglietti: unico pomeridiano 8 euro (6 ridotto); unico serale 8 euro (6 ridotto).
Il Festival dei Popoli fa parte del programma “50 Giorni di Cinema a Firenze”. La 50 Giorni è parte del Progetto Triennale Cinema, sostenuto dal Ministero del Turismo e delle istituzioni locali e realizzato grazie al Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Camera di Commercio.
(21 ottobre 2024)
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