di Daniele Santi
E’ stupefacente cosa si arriva a fare e dire quando si sente profumo di poltrona (e anche l’odore rancido delle responsabilità che questa comporta), così nemmeno più di tanto stupisce che Meloni attraverso video ed interviste stia cercando di rassicurare partner europei e del mondo civile, quello che sta oltre i deliri neofascistoidi di alcuni, con frasi del tipo “Condanno senza ambiguità dittatura e leggi razziali”.
Parla di quelle di ieri, evidentemente, ora dovrebbe condannare anche le misure illiberali dell’ex sodale politico Orbàn, e buona parte della sua autobiografia – quella con la storiella dell’aborto rifiutato al quale si deve la sua augusta nascita quando l’aborto in Italia (1976) era illegale – dove decanta le meraviglie di Putin.
L’ex ministra di Berlusconi (2008-2011) abiura con saggezza, per evitare i coccoloni dei componenti i fan-club, ma oltre a togliere le ambiguità legate al passato, dovrebbe sapere che è necessario evitare di gridare come ossessi di fronte a una marea di neofascisti spagnoli, togliere dal partito gli affezionati al saluto romano, ripulirsi dalle omofobie, staccare la spina ai sovranismi patologici e al mendace tassapiattismo di Salvini e Berlusconi, sciogliere ogni ambiguità sulle giunte con Casapound (Todi, Lucca, per citarne solo alcune), dire che nulla come il Ventennio dovrà mai accadere di nuovo e chiamare neofascismi quelle forze (come Vox) che sono neofasciste.
La strada è ancora lunga e fa sorridere l’abiurare cum grano salis della leaderessa urlatrice alla quale manca solo di dire: “Io? Sempre stata di sinistra” per concludere la poco credibile, a tutt’oggi, metamorfosi. Avremo tempo per valutarne le mosse e per consigliarle che, per essere davvero credibile, dovrebbe uscire dalla formazione ultraconservatrice e un po’ teocratica della quale è presidentessa a Bruxelles.
(11 agosto 2022)
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