di Daniele Santi, #Lavoro
Un post indimenticabile quello dell’albergatore Alessio Maggi, sì geniale da essere ripreso anche dalla stampa locale, dopo che da Pietrasanta a Facebook il verbo dell’albergatore Maggi, quello che tutti vorrebbero come capo, è risuonato in tutta la sua sinistra e impudente impopolarità.
Scrive il Maggi che non deve venire in mente a nessuno di porre “domande alla carlona del tipo: “Quanto si lavora? Quando mi dai? Quando è il giorno libero?”, ed invita chi avesse l’ardire di avere simili pensieri in testa di non presentarsi nemmeno alla ricerca di un impiego nell’augusto hotel che il Maggi gestisce, e che non è ancora certo se riaprirà o no. Perché prevenire è meglio che curare.
Certo la fortuna di avere un simile datore di lavoro ripaga anche da eventuali stipendi di poco conto, si capisce quando si è gente di mondo, tuttavia suona leggerissimamente opportunista che la semplificazione siccome siamo in crisi ritieniti fortunato se hai il lavoro (e se te lo do), venga utilizzata per organizzare un pensiero [sic], che dei diritti dei lavoratori si fa un baffo. Naturalmente la colpa è della pandemia e del doman non v’è certezza: (“Nel caso dovessimo aprire” si affretta ad aggiungere il Maggi).
Così la frittata è fatta, il post naviga su un gruppo Facebook “Quelli che lavorano negli hotel”, viene ripreso dalla stampa locale con foto del Maggi sorrisone al vento, e la stampa locale arriva dove il social blu non è arrivato.
La chiosa dà la dimensione dell’umana compassione che dal Maggi irradia alla Toscana tutta. “Se non capite la gravità della situazione, datevi all’ippica”. Il punto è che la gravità della situazione la capiamo benissimo.
Naturalmente, tutto preso dal profondo ardire del suo pensiero albergatore, il Maggi non specifica se la frusta se la devono portare da casa insieme alla cuffietta dove ascoltare gli insulti riservati ai dipendenti, precedentemente registrati su un mp3, o se di piccolezze del genere si potrà anche fare a meno, essendo sufficiente trovare uno straccio di lavoro nelle grazie di tale illuminato albergatore, senza sapere quanto si lavorerà, quando si sarà liberi e la paga che si percepirà.
(6 giugno 2021)
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